La rivoluzione in atto portata dalla Industria 4.0 sta cambiando rapidamente, specie nelle imprese più innovative, professioni e competenze: dall’utilizzo di software alla digitalizzazione dei processi, dalla conoscenza e padronanza della nuova strumentazione tecnologica alla capacità di adattarsi ai rinnovati processi aziendali, anche attraverso forme flessibili di organizzazione del lavoro. Non sempre la “formazione” delle risorse umane è in linea con le novità in arrivo e molto spesso gli imprenditori lamentano competenze esclusivamente “teoriche”. In Italia, evidenzia l’Istat, rispetto all’insieme dell’Unione europea, la percentuale delle forze lavoro con competenze digitali elevate è considerevolmente inferiore (il 23% contro il 32%) e tra i 5 maggiori paesi europei il nostro mostra il più basso livello di diffusione delle competenze digitali. In un quadro del genere formazione e apprendimento (possibilmente permanente) rappresentano una scelta obbligata per lavoratori e imprese. Del resto, il 60% delle professioni, secondo gli studi più recenti verranno automatizzate solo in parte, per almeno il 30% e soprattutto se si vuole evitare una perdita di posti di lavoro bisognerà necessariamente innovare: si stima, per esempio, che nell’alta tecnologia, life science e ricerca scientifica ci creeranno nei prossimi anni circa 1 milione di posti. Tra le professioni più richieste ci sono infatti soprattutto analisti e progettisti di software, esperti nei servizi sanitari e sociali, tecnici della gestione finanziaria, esperti nei rapporti con il mercato.
In fondo, un “primo assaggio” dell’impatto delle nuove tecnologie sul mercato del lavoro arriva dalle statistiche Istat sull’andamento dell’occupazione nel settore Ict, un altro indicatore di Industria 4.0: ad esempio, è cresciuta la quota di professioni Ict dirigenziali e tecniche ad elevata qualificazione (ingegneri elettronici e delle comunicazioni, analisti e amministratori di sistema, specialisti di Rete e della sicurezza informatica). Ebbene, il loro peso sul totale dell’occupazione in professioni Ict è salito dal 23% al 30,9%. E fa riflettere, infine, come più della metà degli occupati in professioni Ict risulti impiegata in settori non-Ict. Un altro indizio del peso delle nuove tecnologie (e della direzione che sta prendendo il mercato del lavoro).
A questo proposito è interessante segnalare nuove forme di collaborazione fra Aziende e Scuole: ad ottobre presso la Festo Spa di Assago è stato organizzato un evento rivolto ai Presidi (circa 120) per descrivere i futuri sviluppi di nuovi strumenti formativi grazie all’utilizzo dell’impianto I4.0 messo a punto dalla Festo, già in uso la facoltà di Ingegneria (nuovo polo di Bovisa).