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Industry 4.0: Il futuro della manifattura

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Per la prima volta dall’inizio dell’era industriale, la vera fonte di valore non sono i prodotti in sé quanto i dati, considerati oggi il petrolio dell’era digitale. Resta da vedere se i cambiamenti positivi bilanceranno quelli negativi. L’Ue ha presentato in aprile un action plan

Per la prima volta dall’inizio dell’era industriale, la vera fonte di valore non sono i prodotti in sé quanto i dati, considerati oggi il petrolio dell’era digitale. È quanto prospetta la cosiddetta quarta rivoluzione industriale, o Industry 4.0, il concetto coniato durante la Fiera di Hannover del 2011.

Nel gennaio 2016 il presidente del World Economic Forum di Davos, Klaus Schwab, afferma: “L’ondata di innovazione attuale non ha precedenti nella storia. Comparata con le passate, l’odierna rivoluzione industriale sta evolvendo in maniera esponenziale piuttosto che seguire un andamento lineare”.

A guidare il cambiamento sono diverse tecnologie: sensori tecnologici in grado di collegare ogni oggetto al mondo digitale, intelligenza artificiale, internet mobile 5G, analisi dei big data, cloud computing, realtà aumentata e stampa in 3D.

Questa rivoluzione potrebbe, però, non avere lo stesso impatto sui diversi settori economici ed è da vedere se i cambiamenti positivi bilanceranno i negativi. Secondo un rapporto dello staff di ricerca del Parlamento Europeo, la digitalizzazione ha la potenzialità di invertire l’attuale processo di de-industrializzazione europea aiutando il settore manifatturiero ad assicurare il target del 20% del pil Ue.

Dal punto di vista tecnico la digitalizzazione è in grado di ottimizzare l’intera catena del valore, risparmiando su capitale, energia e lavoro a bassa qualifica. Le catene del valore integrato, secondo lo studio del parlamento, possono velocizzare il processo di manifattura del 70% in termini di tempi di consegna dei prodotti al mercato e garantire aumenti di produttività in diversi settori. Per le imprese, però, l’innovazione rappresenta un investimento rilevante, non sempre sostenibile per piccole e medie imprese, quantificato in 140 miliardi.

Inoltre la diffusione della robotica avanzata potrebbe assecondare lo schiacciamento della classe media se nuovi lavori non saranno creati in settori dove il capitale umano è essenziale, come nella cura alla persona. Lo stesso Klaus Schwab a Davos ha affermato “L’ineguaglianza rappresenta una delle grandi preoccupazioni associate alla quarta rivoluzione industriale” sottolineando come la tecnologia sia stata una delle cause maggiori della stagnazione dei salari nei paesi sviluppati.

La strategia europea

Secondo il Commissario Ue per l’innovazione, Carlos Moedas, i paesi europei di tradizione manifatturiera “non si stanno integrando con il mondo del digitale”. L’esecutivo europeo menziona anche la mancanza di un mercato unico digitale e il basso investimento in ricerca. Per affrontare questi cambiamenti la Commissione Europea ha presentato il 19 aprile un action plan su standardizzazione del mercato digitale europeo e cloud computing, oltre ad una serie di finanziamenti per aiutare le imprese a massimizzare la creazione del valore.

Sebbene Germania, Francia, Olanda e Regno Unito abbiano già presentato i loro piani di digitalizzazione industriale, la competizione globale resta alta di fronte alle posizioni quasi monopoliste di imprese come Google e Facebook. Se non governata, l’Internet of Things sarà una cattiva notizia per l’Europa perché sono soprattutto imprese americane come Amazon, Google, Apple e Facebook ad essere capaci di usare i dati per la creazione di veicoli automatici e prodotti costumizzati.

Ma anche L’Asia si sta preparando. Se il Giappone è il paese maggiormente avanzato su questo fronte, secondo Roland Berger, la Cina punta molto sulla stampa in 3D, cercando di trasformare la sua economia manifatturiera.

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