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Autodiagnosi della manutenzione

Dal direttore di stabilimento all’operatore macchina, passando per il responsabile di manutenzione, tutti in azienda sanno giudicare efficienza ed efficacia della manutenzione. Non c’è da meravigliarsi di ciò perché prima o poi tutti hanno a che fare con qualche fastidioso guasto, allora è il momento di ricorrere alla manutenzione per ripararlo. Dopo di che il giudizio sull’esito della riparazione, sulla rapidità e puntualità dell’intervento, sulla professionalità e cortesia del manutentore è una conseguenza immediata.

Si tratta ovviamente di giudizi sommari, soggettivi, avulsi da predefiniti parametri di riferimento, privi si rappresentatività e significatività statistica; tuttavia sono pur sempre giudizi che pesano sulla percezione dell’azienda. In questo senso si può dire che la manutenzione è un biglietto da visita della società cui appartiene.

Chi desidera affrontare in modo più sistematico l’argomento, al fine sia di conoscere meglio lo stato della propria manutenzione, sia per confrontarlo con altre di pari settore merceologico, oggi ha uno strumento in più per farlo; infatti può sfruttare le potenzialità di un’applicazione web che FESTO CONSULENZA E FORMAZIONE, ha messo recentemente a disposizione di tutti in rete.

Lo strumento informatico è stato presentato al pubblico mercoledì 11 giugno scorso, presso il museo Mille Miglia di Brescia; luogo in cui si è tenuta quest’anno la consueta conferenza: Casi ed Esperienze di Manutenzione Industriale di FESTO CONSULENZA E FORMAZIONE.

Il Benchmark nasce da una lunga esperienza che FESTO ha maturato in più di venti anni di attività nei vari comparti industriali. La struttura dello strumento informatico rispecchia la suddivisione del sevizio manutenzione in sottoprocessi, proposta dalla norma UNI 10224 sui Principi Fondamentali della Manutenzione. Essa considera la manutenzione un processo aziendale, incorporato in una struttura organizzata. La combinazione armonica delle funzioni con l’organizzazione espressa dalla struttura, garantisce l’adeguatezza della manutenzione a svolgere il proprio compito.

Tale processo è a sua volta suddiviso in tre sottoprocessi principali: strategico, operativo, di supporto; ciascuno dei quali è a sua volta ripartito, così da intercettare attività ben definite: panificazione, esecuzione, analisi tecnica e così via per un totale di sedici attività elementari.

Per ciascuna delle suddette attività elementari il Benchmark prevede una serie di domande, ottantasei in totale, alle quali associare una risposta da scegliere tra quattro possibili. A ognuna delle quattro risposte, è assegnato un punteggio, il cui valore cresce da 0 a 3. Spetta al compilatore del Benchmark scegliere la risposta che meglio esprime lo stato della propria manutenzione rispetto alla specifica domanda.

 2014-05-19

Un software dedicato elabora le risposte e restituisce un grafico radar (radar chart), i cui assi sono proprio le sedici attività elementari. Altri formati grafici, così come altre informazioni in uscita sono in corso di elaborazione; prossimamente arricchiranno i risultati dello strumento.

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Qual è l’utilità di uno strumento del genere?

Possono essere molteplici, a seconda degli usi. Intanto il compilatore viene ripagato del proprio impegno, profuso rispondendo alle domande, non solo con il predetto radar, ma anche con la possibilitàdi visionare i risultati scaturiti dai Benchmark di altri soggetti, della stessa azienda o di aziende diverse (il cui nome non viene ovviamente rivelato). È inoltre possibile prendere visione dei valori medi di vari comparti merceologici, piuttosto che dell’intero panorama industriale nazionale (per la veritàil Benchmark esiste già in versione inglese e sono in preparazione versioni nelle lingue più diffuse). In questo senso lo strumento svolge la sua funzione precipua, cioè fornisce un benchmark.

Un ulteriore motivo per utilizzo è al fine di eseguire un audit interno alla propria azienda, ciò è assicurato dal fatto che le risposte alle domande tengono conto dello stato dell’arte della manutenzione, infatti al punteggio massimo (il cui valore è 3) corrisponde l’eccellenza, a quello minimo (il cui valore è 0) la totale mancanza di quanto la domanda richiede. Il responsabile di manutenzione può trarre profitto da questo tipo di utilizzo.

Quando poi sono più persone a cimentarsi col Benchmark, allora si può ottenere una visione allargata della percezione della manutenzione, in quanto analizzata da piùpunti di vista. Va osservato che le aziende interessate a questo fine dello strumento, debbono contattare FESTO, affinché raccolga e archivi le compilazioni dell’azienda stessa separatamente da tutte le altre. In questo modo si genera un database ad hoc per l’azienda richiedente. Per coloro interessati ad avvalersi di questa opzione, FESTO è disponibile a personalizzare i format e la gestione degli accessi allo strumento in questione. Un’applicazione del genere va a beneficio soprattutto delle aziende che applicano la logica “cliente – fornitore” al loro interno, giacché il responsabile di manutenzione e la direzione ottengono rapidamente la percezione che il cliente ha del servizio e, di conseguenza, individuano gli interventi migliorativi cui porre mano.

Come si vede gli utilizzi sono molteplici e, oltre a quelli enunciati, sicuramente ne esistono altri che la fantasia dell’utente scoprirà. L’utilità dello strumento dipende dalla diffusione che avrà, direttamente legata al successo che gli utilizzatori gli attribuiranno semplicemente usandolo.

I primi risultati

Prima del lancio avvenuto nella conferenza di Brescia, poco più di una cinquantina di aziende aveva già compilato il Benchmark, rendendo così disponibile un minimo di statistica, che permise i primi commenti a caldo. Per l’occasione sono state eseguite altre elaborazioni statistiche tipo: media a varianza delle risposte rispetto alla popolazione. In questo modo ciascuna azienda può confrontarsi con il resto della popolazione su ciascuna singola risposta. Analogo ragionamento, applicato però alle risposte della singola azienda consente di valutare la dispersione dei punteggi tra le attività elementari della manutenzione.4

Quando il Benchmark viene somministrato a più figure professionali delle stessa azienda, se ne ricavano percezioni diverse del servizio manutenzione; considerazione molto utile per conoscere il punto di vista del cliente interno.5

Quando un’azienda ha più siti produttivi, ognuno dei quali con una propria manutenzione, il Benchmark mette il luce le relative peculiarità e debolezze; ottimo punto di partenza per prevedere azioni di supporto ad hoc.

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Le ottanta sei risposte del Bechmarck si prestano a varie elaborazioni, per esempio per coloro che operano in regime di 6s è utile conoscere media e standard deviation SD) dei punteggi, come ad esempio mostrato in figura.

7Oltre a elaborazioni complessive che riguardano tutte le risposte, alcune elaborazioni svolte per l’incontro di Brescia si sono concentrate su domande specifiche, sondare il comportamento del campione. Ad esempio con un paio di domande si è sondata l’uniformità di visione del processo e la coerenza delle pianificazione rispetto all’esecuzione.8

Analizzando alcune domande sembra poi che alcuni punti deboli della manutenzione siano cortocircuitati su loro stessi e appare chiaramente quale sia il bandolo da cui iniziare a districare la matassa, La figura 9 illustra uno di tali casi: i tempi di riparazione dei guasti sono troppo lunghi perché i manutentori sono saturati a risolvere le emergenze.9

Altre risposte denunciano carenze nell’organizzazione del lavoro: in una situazione in cui i lavori in emergenza hanno il sopravvento, non esiste una suddivisione tra i manutentori di pronto intervento e di preventiva.10

Una ulteriore informazione, tratta dal campione di aziende che prontamente hanno aderito all’iniziativa Benchmark, riguarda l’inadeguatezza all’uso dei sistemi informativi di manutenzione; ormai largamente presenti ma poco accessibili, i terminali di accesso sono pochi e lontani dai luoghi in cui avvengono gli interventi manutentivi; quasi a testimoniare che il CMMS (Computerized Maintenance Management System) ci deve essere perché ormai è una suppellettile entrata nell’arredo aziendale, ma che non si sa bene cosa farsene. Notare che a volte s’investono cifre ingenti in un CMMS e poi si lesinano qualche migliaia di Euro per qualche postazione PC in più (occorre invero dotare che alcune aziende hanno iniziato a fornire tablet ai manutentori).11

Dopo tutto la figura qui sopra ci dice che il manutentore è fiero di sé quando risolve guasti complessi 62% e solo il 32% quando riesce ha evitare guasti! Questa percezione culturale testimonia che una notevole discrepanza con la politica predittiva.  Non resta che da augurarci che uno strumento, forse arido, ma rigoroso, aiuti le aziende a far emergere criticità altrimenti destinate a rimanere nascoste e quindi irrisolte.

Chi volesse cimentarsi con il Benchmark non ha che da scrivere sul proprio browser:

http://www.festocte.it/maintaudit e rispondere alle domande.

A costoro un ringraziamento e un’augurio di buon lavoro.