Il latinorum ai tempi dell’industria 4.0

La lingua italiana ha circa 60 milioni di parlanti  in patria, molti milioni all’estero; è la quarta lingua più parlata al mondo, vanta una tradizione culturale di grande livello, che non potrà mai tramontare; le nostre opere liriche sono ascoltate in italiano in tutto il mondo; la nostra lingua si accoppia bene ai primati connessi a cucina e turismo; molti stranieri vogliono parlare italiano per la sua particolare dolcezza e musicalità … peccato che qualcuno, proprio nella nostra classe dirigente, non di rado gli giri le spalle.

E’ facile riscontrare un uso eccessivo di anglismi integrali (cioè non adattati) in molti settori della comunicazione quotidiana, non solo tecnica: mission per mission o scopo, step per fase, location per posto o ambientazione, slide per diapositiva, spending review per revisione della spesa, crowdfunding per finanziamento collettivo, default per fallimento, jobs act per riforma del lavoro, stepchild adoption per adozione del figlio del compagno/a, bail-in per salvataggio interno.

Come nota Claudio Marazzini, Presidente dell’Accademia della Crusca, l’introduzione di anglicismi oscuri fanno ripensare alla funzione ingannatrice di quel latinorum di cui parlava Alessandro Manzoni nei Promessi Sposi: c’è il rischio che i termini-truffa entrino nei regolamenti, nei testi di valore giuridico che governano la vita dei cittadini.

Il modello Industria 4.0 cita termini quali Advanced Automation, Smart Manufacturing, Supply Chain Integration, big data, open data, Internet of things, machine-to-machine e cloud computing.

Anche nel linguaggio manutentivo si usano molti termini anglosassoni: si pensi ai vari indicatori MTBF, MTTR,…., accettati ed inseriti nelle normative UNI sulla manutenzione; per la misura delle prestazioni si parla di OEE (Overall Equipment Effectiveness) invece che Produttività o Resa o Rendimento, ma in molti confondono effectiveness (efficacia) con efficiency (efficienza); conosciamo la parola Equipment e non sappiano che il termine ufficale scelto da UNI per identificare la macchina (impianto, gruppo,linea, attrezzatura,…) è Entità; CMMS invece che SIM o sistemi informatici di manutenzione; outsourcing invece che terziarizzazione; failure per guasto e fault per avaria; usiamo l’acronimo KPI per indicatori di prestazione, ma lo leggiamo male, pronunciando chi-pi-ai invece che chei-pi-ai!

In effetti una parola inglese può ammazzare tre o quattro parole italiane, cancellando le sfumature che sempre sono proprie dei sinonimi, in compenso sintetizzando i concetti e velocizzando la comunicazione: anche i più restii se ne faranno una ragione, perché, in definitiva, la lingua riflette le condizioni della società che l’adopera.